[ Pobierz całość w formacie PDF ]
bocca e vi soffia dentro. Gli dico di prepararne un altra,
perché quella se l è messa in bocca. Il suo volto si sfor-
ma senza avere inteso, ripeto più forte. Mi fa vedere tra
le sue labbra contorte dallo sdegno, i pochi denti che gli
rimangono: «Cosa importa questo», dice e prende un al-
tra cannuccia.
Sicuramente prima egli non dormiva, egli pensava
nella soffocante aria di scirocco, alla sua vita in declino
verso la morte, alla sua morte, al suo corpo che si sareb-
be ridotto in cenere e in terra e questa terra dopo centi-
naia di anni, durante un alluvione primaverile, sarebbe
stata portata a mischiarsi con quella che serve a fare le
sue pipe. Il suo corpo si sarebbe tramutato in innumere-
Letteratura italiana Einaudi 109
Giovanni Comisso - Gente di mare
voli pipe e altri corpi di uomini si sarebbero uniti a que-
sto destino, uno mischiato all altro, senza schifo l uno
per l altro, le sue labbra vicino ad altre labbra, terra vici-
no a terra. «Cosa importa se io ò provato alle mie labbra
la cannuccia della tua pipa?» Il suo pensiero era di certo
lontano nel tempo e mi aveva guardato dal suo mondo,
da un altro mondo dove l illusione non sorge più.
***
Si colgono i fiori lungo la spiaggia nella loro freschez-
za mattutina, fatti di una materia che può essere carne o
seta o cipria. Recisi sopravvivono aprendosi verso l alba,
si chiudono verso sera e lentamente appassiscono ali-
mentati dall acqua stagnante nel chiuso vetro. Dimenti-
cati per giorni si prosciuga l acqua, si dilegua la cipria, si
stinge la seta, impallidisce la carne, si reclinano accartoc-
ciati sul gambo, estenuati, soffocati, scheletri di quello
che fu colore e profumo. Scheletri di quello che fu fre-
schezza e splendore a quindici anni, le vecchie madri dei
pescatori camminano sotto ai portici tra la gente impe-
tuosa. Sembra sia il vento che le sospinga, questo vento
che arriva a tratti dal mare sorpassando le case. Ondeg-
giano: i bianchi capelli spioventi sulle tempie infossate,
sulla fronte rugosa, adunco il naso e il mento, nero e ac-
canito lo sguardo e un braccio, come uno sterpo che non
rinverdisca più, si solleva in avanti per aprirsi la strada.
Vanno, camminano e non guardano la gente che le ra-
senta, guardano oltre alla gente e alla vita. La loro carne
si è accartocciata sulle ossa, il colore del sangue soffuso
alle guance si è disperso, si reclinano su di loro stesse,
ma altra carne uscita dal loro corpo, modellata dai venti
e dal lavoro marino, divenuta forme di uomini irruenti,
sta tra le vele e i remi ad annerirsi di sole in pieno mare.
Esse si sono ridotte come il guscio marcito della noce
dalla cui polpa è oramai scaturito il virgulto rapido, a far-
Letteratura italiana Einaudi 110
Giovanni Comisso - Gente di mare
si stocco e tronco. Vanno, camminano e quando sono
stanche si siedono sui gradini di un ponte o su quelli della
porta di una chiesa, non per tendere la mano nel chiedere
l elemosina, ma per guardare dal basso verso l alto con il
nero lucido dei loro occhi la gente che passa e il cielo.
***
In un antica casa vi è il ricovero delle vecchie soprav-
vissute alla dispersione della loro famiglia. Sono gusci
marciti dagli anni, dalle tristezze e dalla solitudine. Vi si
entra per un andito tra mura verdastre di umido, come
se l acqua si fosse ritratta per la bassa marea. Un cortile
con un pozzo e da una parte e dall altra le loro stanze a
pianoterra dove s intravedono letti sconnessi e focolari
spenti. Abitano in due o tre per stanza. Stanno sulla por-
ta, alla finestra o nel cortile, silenziose o bisbetiche a liti-
gare, secondo le giornate di buono o di cattivo tempo. I
capelli sono ravviati o in disordine, gli occhi sereni, ras-
segnati o sospettosi e radicati d ira. Alcune non vogliono
parlare della loro vita, delle loro disgrazie, altre invece si
aprono loquaci come sentissero un conforto al suono
delle loro parole.
Nel cortile lo scirocco gorgoglia pastoso turbinato
dalle bocche sdentate, infrenabili.
***
«Signore mio, abbia pietà di me, veda come sono ri-
dotta, mi bastano solo pochi soldi per potermi compera-
re un poco di tabacco e farmi passare dalla testa i brutti
pensieri. Cosa vuole sapere: la mia vita passata? Sono
sempre stata una povera disgraziata. Mio padre morì an-
negato in mare dove andava a pescare con la barca e la-
sciò mia madre, me e altri tre figli con il solo calderotto
per la polenta, ma vuoto. Mia madre era ancora una bel-
Letteratura italiana Einaudi 111
Giovanni Comisso - Gente di mare
la donna e presto trovò da mettersi a posto con un altro
uomo. I miei fratelli si imbarcarono e io che ero la più
piccola fui affidata a mia nonna. Una vecchia perfida che
mi mandava tutto il giorno a elemosinare per le strade e
per non farmi bastonare da lei se non le portavo a casa
qualcosa, rubavo nelle botteghe. Anch io crescevo bella
come mia madre e cominciai a piacere agli uomini. Mia
nonna vi guadagnava sopra e si tirava avanti assai bene,
perché ero ricercata dai signori del paese, dagli uomini
sposati, che vogliono cambiare minestra, quando è sem-
pre quella. Si facevano le cose con molta segretezza e più
la minestra appariva sicura e di sodisfazione, più natural-
mente pagavano. Morta mia nonna, sono stata così stupi-
da da lasciare il mio paese e di tentare il grande mondo: è
stata la mia rovina. Sono caduta nelle mani di un uomo
che mi giurava amore e invece altro non voleva che pren-
dere il posto di mia nonna e sfruttarmi per i suoi vizi. Poi
sono diventata vecchia anch io, si diventa così presto
vecchie noi donne. Nessuno mi desiderava più, ò dovuto
buttarmi con la gente bassa e dopo quello che mia nonna
à fatto di me, mi sono messa a farlo io pure con una mia
piccola nipote, che mi à sostenuto fino a quando, pove-
retta, piccolo angiolo benefattore di questa vecchia, se ne
è andata a Dio e mi à lasciata misera come ai primi anni
della mia vita. Adesso sono qui che aspetto un cliente so-
lo, il demonio, che mi venga a prendere e che mi faccia
scontare tutti i miei peccati. Ma creda, ò peccato senza
sapere di peccare. Quando non si à da vivere e si à fame,
si à proprio il tempo di andare a pensare se quello che si
vuol fare è peccato o no?»
***
«Non creda che io sia una chiacchierona come
quell altra. Servizio per servizio. Mi dia da giocare al lot-
to e le racconto tutto il meglio della mia vita. Stupidag-
Letteratura italiana Einaudi 112
Giovanni Comisso - Gente di mare
gini, stupidaggini, l amore. L uomo che ti calcola come
uno straccio da forbire le sue scarpe e poi ti butta con [ Pobierz całość w formacie PDF ]
zanotowane.pl doc.pisz.pl pdf.pisz.pl aikidobyd.xlx.pl
bocca e vi soffia dentro. Gli dico di prepararne un altra,
perché quella se l è messa in bocca. Il suo volto si sfor-
ma senza avere inteso, ripeto più forte. Mi fa vedere tra
le sue labbra contorte dallo sdegno, i pochi denti che gli
rimangono: «Cosa importa questo», dice e prende un al-
tra cannuccia.
Sicuramente prima egli non dormiva, egli pensava
nella soffocante aria di scirocco, alla sua vita in declino
verso la morte, alla sua morte, al suo corpo che si sareb-
be ridotto in cenere e in terra e questa terra dopo centi-
naia di anni, durante un alluvione primaverile, sarebbe
stata portata a mischiarsi con quella che serve a fare le
sue pipe. Il suo corpo si sarebbe tramutato in innumere-
Letteratura italiana Einaudi 109
Giovanni Comisso - Gente di mare
voli pipe e altri corpi di uomini si sarebbero uniti a que-
sto destino, uno mischiato all altro, senza schifo l uno
per l altro, le sue labbra vicino ad altre labbra, terra vici-
no a terra. «Cosa importa se io ò provato alle mie labbra
la cannuccia della tua pipa?» Il suo pensiero era di certo
lontano nel tempo e mi aveva guardato dal suo mondo,
da un altro mondo dove l illusione non sorge più.
***
Si colgono i fiori lungo la spiaggia nella loro freschez-
za mattutina, fatti di una materia che può essere carne o
seta o cipria. Recisi sopravvivono aprendosi verso l alba,
si chiudono verso sera e lentamente appassiscono ali-
mentati dall acqua stagnante nel chiuso vetro. Dimenti-
cati per giorni si prosciuga l acqua, si dilegua la cipria, si
stinge la seta, impallidisce la carne, si reclinano accartoc-
ciati sul gambo, estenuati, soffocati, scheletri di quello
che fu colore e profumo. Scheletri di quello che fu fre-
schezza e splendore a quindici anni, le vecchie madri dei
pescatori camminano sotto ai portici tra la gente impe-
tuosa. Sembra sia il vento che le sospinga, questo vento
che arriva a tratti dal mare sorpassando le case. Ondeg-
giano: i bianchi capelli spioventi sulle tempie infossate,
sulla fronte rugosa, adunco il naso e il mento, nero e ac-
canito lo sguardo e un braccio, come uno sterpo che non
rinverdisca più, si solleva in avanti per aprirsi la strada.
Vanno, camminano e non guardano la gente che le ra-
senta, guardano oltre alla gente e alla vita. La loro carne
si è accartocciata sulle ossa, il colore del sangue soffuso
alle guance si è disperso, si reclinano su di loro stesse,
ma altra carne uscita dal loro corpo, modellata dai venti
e dal lavoro marino, divenuta forme di uomini irruenti,
sta tra le vele e i remi ad annerirsi di sole in pieno mare.
Esse si sono ridotte come il guscio marcito della noce
dalla cui polpa è oramai scaturito il virgulto rapido, a far-
Letteratura italiana Einaudi 110
Giovanni Comisso - Gente di mare
si stocco e tronco. Vanno, camminano e quando sono
stanche si siedono sui gradini di un ponte o su quelli della
porta di una chiesa, non per tendere la mano nel chiedere
l elemosina, ma per guardare dal basso verso l alto con il
nero lucido dei loro occhi la gente che passa e il cielo.
***
In un antica casa vi è il ricovero delle vecchie soprav-
vissute alla dispersione della loro famiglia. Sono gusci
marciti dagli anni, dalle tristezze e dalla solitudine. Vi si
entra per un andito tra mura verdastre di umido, come
se l acqua si fosse ritratta per la bassa marea. Un cortile
con un pozzo e da una parte e dall altra le loro stanze a
pianoterra dove s intravedono letti sconnessi e focolari
spenti. Abitano in due o tre per stanza. Stanno sulla por-
ta, alla finestra o nel cortile, silenziose o bisbetiche a liti-
gare, secondo le giornate di buono o di cattivo tempo. I
capelli sono ravviati o in disordine, gli occhi sereni, ras-
segnati o sospettosi e radicati d ira. Alcune non vogliono
parlare della loro vita, delle loro disgrazie, altre invece si
aprono loquaci come sentissero un conforto al suono
delle loro parole.
Nel cortile lo scirocco gorgoglia pastoso turbinato
dalle bocche sdentate, infrenabili.
***
«Signore mio, abbia pietà di me, veda come sono ri-
dotta, mi bastano solo pochi soldi per potermi compera-
re un poco di tabacco e farmi passare dalla testa i brutti
pensieri. Cosa vuole sapere: la mia vita passata? Sono
sempre stata una povera disgraziata. Mio padre morì an-
negato in mare dove andava a pescare con la barca e la-
sciò mia madre, me e altri tre figli con il solo calderotto
per la polenta, ma vuoto. Mia madre era ancora una bel-
Letteratura italiana Einaudi 111
Giovanni Comisso - Gente di mare
la donna e presto trovò da mettersi a posto con un altro
uomo. I miei fratelli si imbarcarono e io che ero la più
piccola fui affidata a mia nonna. Una vecchia perfida che
mi mandava tutto il giorno a elemosinare per le strade e
per non farmi bastonare da lei se non le portavo a casa
qualcosa, rubavo nelle botteghe. Anch io crescevo bella
come mia madre e cominciai a piacere agli uomini. Mia
nonna vi guadagnava sopra e si tirava avanti assai bene,
perché ero ricercata dai signori del paese, dagli uomini
sposati, che vogliono cambiare minestra, quando è sem-
pre quella. Si facevano le cose con molta segretezza e più
la minestra appariva sicura e di sodisfazione, più natural-
mente pagavano. Morta mia nonna, sono stata così stupi-
da da lasciare il mio paese e di tentare il grande mondo: è
stata la mia rovina. Sono caduta nelle mani di un uomo
che mi giurava amore e invece altro non voleva che pren-
dere il posto di mia nonna e sfruttarmi per i suoi vizi. Poi
sono diventata vecchia anch io, si diventa così presto
vecchie noi donne. Nessuno mi desiderava più, ò dovuto
buttarmi con la gente bassa e dopo quello che mia nonna
à fatto di me, mi sono messa a farlo io pure con una mia
piccola nipote, che mi à sostenuto fino a quando, pove-
retta, piccolo angiolo benefattore di questa vecchia, se ne
è andata a Dio e mi à lasciata misera come ai primi anni
della mia vita. Adesso sono qui che aspetto un cliente so-
lo, il demonio, che mi venga a prendere e che mi faccia
scontare tutti i miei peccati. Ma creda, ò peccato senza
sapere di peccare. Quando non si à da vivere e si à fame,
si à proprio il tempo di andare a pensare se quello che si
vuol fare è peccato o no?»
***
«Non creda che io sia una chiacchierona come
quell altra. Servizio per servizio. Mi dia da giocare al lot-
to e le racconto tutto il meglio della mia vita. Stupidag-
Letteratura italiana Einaudi 112
Giovanni Comisso - Gente di mare
gini, stupidaggini, l amore. L uomo che ti calcola come
uno straccio da forbire le sue scarpe e poi ti butta con [ Pobierz całość w formacie PDF ]